Realtà conservate tra boschi e colline

Ponte Buriano
Ponte Buriano

Ponte Buriano, il ponte della Gioconda e le bellezze naturalistiche della zona


Una volta era la Cassia Vetus che nel congiungere Roma, Chiusi a Firenze veniva a scavalcare le acque dell’ Arno a Ponte Buriano.

 

Oggi è la strada provinciale dei Setteponti che da Arezzo a Firenze viene ad incontrarlo.

 

Per ammirarlo occorre fermarsi: non ci si accorge della sua bellezza al solo passaggio!

 

Un ponte romanico stupendo solca con le sue sette arcate il corso del più importante fiume toscano. Gli “Annales Arretinorum Maiores” indicano nel 1277 l’anno di edificazione del Ponte a Buriano  e da allora combatte con i periodi di magra e di piena dell’Arno, un fiume appenninico a regime torrenziale. Pare che la costruzione sia stata fondata sui pilastri di una precedente opera romana che, sebbene priva delle arcate originarie, per lunghi periodi avrebbe consentito il transito tra le due sponde, grazie ad una sovrastante struttura in legno.

 

Oltre al normale logorio, dovuto al lento ma costante fluire dell’Arno, molte sono state le prove da superare. Tra queste le più importanti e pericolose sono quelle legate alla ciclicità delle piene che, insensibili, riversano sul ponte la prepotenza delle acque e dei detriti che precipitano a valle dal Casentino.

 

Alle cause naturali si devono aggiungere quelle legate all’attività dell’uomo e tra queste ci piace ricordare quella connessa al trasporto del legname dalle foreste casentinesi, attività sulla quale il lettore ci consentirà una breve digressione.


Dal 1317 i frati camaldolesi, gelosi custodi delle foreste del Casentino, presero ad utilizzare il porto di Pratovecchio (attivo fino al 1863) per inviare, attraverso l'Arno, il legname verso Firenze, Pisa e Livorno.

 

Per l’eccezionale qualità del prodotto il commercio divenne fiorente. Si parla, infatti, di tronchi, lunghi oltre 30 metri, molto ricercati dai cantieri navali. Gli straordinari legni venivano così richiesti dagli arsenali del Granduca e persino da quelli di Sua Maestà Britannica, per le alberature delle flotte.

 

Dopo l'abbattimento e il trasporto a valle, i tronchi, una volta trascinati in acqua, venivano legati assieme per formare delle grandi zattere chiamate “foderi”. Quei convogli improvvisati erano guidati giù per l’Arno dai “foderatori” i quali, per quanto abili fossero, non potevano evitare gli impatti contro i piloni del ponte che, spesso, servivano come appoggio per favorire la naturale curva verso destra che il fiume prende proseguendo verso Firenze.

 

In tempi più recenti, durante la seconda guerra mondiale, il ponte ha rischiato di saltare in aria. Completamente minato e pronto ad esplodere, fu provvidenzialmente salvato da un'incursione dell’esercito alleato che riuscì ad evitare l’innesco fatale.

 

Nel novembre del 1966 gli Aretini curiosi si affacciavano dalle sue spallette per osservare la grande e tragica piena che fu causa dell’alluvione fiorentina. Ancora oggi è vivo il rumore impetuoso delle acque minacciose e dei tronchi trascinati dalla corrente che venivano a scontrarsi sui piloni.

 

Qui il fiume si allarga a causa dell’invaso artificiale della Penna: una delle due dighe del Valdarno aretino che furono incriminate per i drammatici giorni fiorentini. Oggi è una riserva naturale e sulle sue sponde si possono ammirare aironi cinerini e altri uccelli... E’ in questa zona che l’Arno riceve le acque del Canale Maestro della Chiana il cui corso fu invertito per eliminare l’impaludamento della Val di Chiana. Prima affluente del Tevere, oggi dell’Arno.

 

Leonardo da Vinci! Il genio conosceva bene quel luogo, lo testimonia una sua mappa della zona conservata a Windsor, nella Royal Library (Si tratta di un vero e proprio documento cartografico realizzato dall’artista tra l’estate del 1502 e la primavera del 1503, su probabile commissione del Duca Valentino. Leonardo esegue una precisa mappa con rilievi orografici e idrografici). Questa zona dell’aretino, con il Ponte Buriano, è il paesaggio della Gioconda, della enigmatica Monnalisa. Dietro il suo volto sorridente si intravede il Ponte a schiena d’asino identificato da alcuni studiosi con ponte romanico e ancor più in lontananza ecco apparire i calanchi del Valdarno, pinnacoli di argilla erosa che oggi si vedono benissimo percorrendo con il treno la nuova linea ferroviaria Firenze - Roma. Tanti nei secoli hanno cercato il misterioso paesaggio che fa da sfondo alla Gioconda e che Leonardo, con la tecnica a volo d’uccello, ha ritratto idealmente dall’alto. Dietro l’enigmatico sorriso di Monna Lisa, c’ e’ uno sfondo non inventato. Il paesaggio sorge a pochi chilometri da Arezzo: il ponte con sette arcate, dietro la spalla sinistra di Monna Lisa e’ Ponte Buriano. Gli studiosi sono riusciti a individuare questo celebre paesaggio attraverso il disegno leonardesco della Val di Chiana.

 

La ricostruzione digitale in prospettiva aerea della volumetria del ponte e dell’altezza dei rilievi circostanti ha permesso di definire che il punto di osservazione era situato nel castello di Quarata (una frazione a pochi chilometri da Arezzo e vicina al Ponte Buriano).

 

Nella mappa di Leonardo il pelago della Val di Chiana, cioè la grande palude che occupava il bacino fra Arezzo e Chiusi, ha una configurazione dalla forma ellittica allungata, mentre, divenuto canale, assume la caratteristica forma di meandro nella gola di Pratantico, da dove degrada rapidamente in direzione dell’Arno, sfociando proprio sotto il ponte a Buriano.

 

La zona circostante a Ponte Buriano è oggi è una riserva naturale.

 

Questa magnifica riserva naturale è stata una delle prime aree protette istituita nella provincia di Arezzo, nata appositamente per salvaguardare la proliferazione di uccelli che nidificano in questo tratto dell’Arno. La Riserva copre il tratto dell’Arno che va da Ponte Buriano fino alla diga ENEL di Penna. Proseguendo lungo l’Arno, si possono scorgere e volendo visitare gli antichi borghi fortificati di Penna, Rondine e Monte Sopra Rondine, dai quali è possibile ammirare uno splendido panorama sul fiume e su tutta la zona circostante.

 

Tutto intorno alla riserva è presente un’area contigua con regolamentazione specifica, che fa da “cuscinetto” tra la zona delicata del fiume e le aree agricole e urbane. Il paesaggio che costituisce la riserva è caratterizzato da un alternarsi di campi coltivati e di boschi di querceti, pioppi e olmo campestre. Sono presenti anche boschi di roverella e leccete con un sottobosco tipico della macchia mediterranea.

 

Il turista ha la possibilità di ammirare anche un vasto numero di uccelli di estrema rarità come l’airone rosso, l’airone cinerino, la poiana, il barbagianni, la civetta, l’allocco e molti altri. Lungo le escursioni naturalistiche in questo splendido paradiso naturale, non è raro imbattersi in mammiferi singolari e divertenti, come l’istrice e la puzzola.

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