Ai tempi della mezzadria, sistema di produzione e di gestione agricola che si è protratto in Toscana fino alla metà del XX secolo, la terra era affidata ai contadini che abitavano in una casa – detta casa colonica -  ubicata al centro o su un lato all’interno del podere. Le case coloniche erano ex case padronali o vecchi monasteri del XIV e XV secolo ed in qualche caso, in particolare quelle risalenti alla fine del XVII secolo, avevano addirittura le mura fatte di sola terra.

 

La struttura della casa contadina era molto semplice: al piano terra si trovava la cucina, quasi sempre di grandi dimensioni anche perché era il luogo in cui la famiglia del mezzadro trascorreva, soprattutto d'inverno, la maggior parte del tempo. Infatti, di fronte al caminetto venivano svolti piccoli lavori agricoli, come la pulitura dei salci, la creazione di cestini, rivestimenti per le damigiane, ecc.


Nella grande stanza della cucina era collocato il focolare e la zona intorno al camino era ed è chiamata “il canto del fuoco”, luogo dove, nei giorni freddi si radunavano per scaldarsi gli anziani e bambini. Sotto la cappa del camino c'era un perenne paiolo abbrustolito e con la fuliggine intorno quasi sempre pieno di acqua calda per i vari servizi domestici. I treppiedi non mancavano nel focolare del contadino.

 

Il "canto del fuoco" era il luogo in cui nelle fredde sere  invernali, le famiglie che condividevano la casa colonica si riunivano per parlare confrontandosi sulle difficoltà quotidiane e dove i bambini ascoltavano le vecchie storie raccontate dagli anziani.

 

Non molto lontano dalla cucina, si trovava il forno. Nella famiglia contadina, fino a due 2-3 generazioni fa, il pane veniva preparato in casa settimanalmente, in base agli impegni della massaia, ma generalmente il venerdì o il sabato in modo da averlo abbastanza fresco per la Domenica, il giorno del Signore. La qualità del pane era migliore di quello attuale: mangiabile anche per due settimane. Le massaie, per far sì che il pane durasse più a lungo lavoravano la farina e l’acqua senza aggiungere il sale che era  un elemento prezioso e raramente disponibile per le famiglie più povere. Nasce da qui la storia del pane toscano, famoso ed unico proprio perché senza sale.

 

Sempre al piano terra e vicino alla cucina si trovavano le stalle. Il capitale più importante per il colono era il bestiame del quale era proprietario al 50% insieme al padrone terriero. Bisognava quindi accudire e  nutrire gli animali facendo attenzione alle condizioni di salute di ogni singolo capo di bestiame.

 

Se invece la cucina era al primo piano, la stalla si raggiungeva per mezzo di strette scalette interne, in modo da permettere al contadino di andare a governare il bestiame al mattino presto senza uscire di casa.

 

Nei paraggi della stalla si trovava ubicata la carraia dove venivano riposti  i carri agricoli ed altri materiali. Vicino alla stalla si trovava la concimaia, dove il contadino  raccoglieva il letame per poi utilizzarlo come concime e fertilizzante naturale ricco di sostanze nutritive per le piante e per l’orto. Nei pressi della cucina si trovava la cantina dove si trovavano i tini, le botti, le damigiane e i caratelli, e dove il contadino faceva il vino. L’olio era invece conservato in casa.

 

Al primo piano della casa colonica o contadina si trovavano almeno tre o quattro camere, perché le famiglie erano numerose e poteva benissimo capitare, se i figli erano tanti, che un paio di essi finissero a dormire  "ai piedi del letto" nella camera dei genitori.

 

Alcune case di campagna in Toscana, in particolare quelle risalenti alla fine del 1600 presentano la caratteristica piccionaia per i piccioni che servivano all’alimentazione della famiglia contadina. Attiguo alla piccionaia si trovava un piccolo locale per la passitura dei grappoli d'uva per il vinsanto. Questo vino liquoroso veniva prodotto con uva appassita ed era conservato  in caratelli del cognac o del marsala per l’invecchiamento che avveniva proprio in questi contenitori conservati all’aria ed al caldo .

 

Nei paraggi della casa colonica, ecco la capanna (o fienile), una costruzione a due piani dove al piano terra venivano allevati i conigli e fare da deposito vario di concimi. Al piano superiore veniva immagazzinato il fieno, che giornalmente veniva prelevato dal contadino da dare in pasto al bestiame.

 

Non molto distante dalla capanna c'era il pagliaio, da dove il contadino prendeva la paglia, che costituiva la lettiera per il bestiame e sempre nello stesso ambito c'era la porcilaia ed  il pollaio.

 

Tutte queste costruzioni si trovavano ai lati dell' aia, che era un grosso quadrato o rettangolo,  solito rivestita a mattoni o pietre e veniva utilizzata per trebbiare il grano e gli altri prodotti del podere. Nella vita familiare dei mezzadri e dei contadini l’aia svolgeva in estate la stessa funzione che  aveva il camino d’inverno. Infatti sull'aia, le famiglie si riunivano ed alcune volte, venivano fatti i balli e feste campestri. L'aia era anche il luogo dove svolazzavano polli, galline, oche, faraone e tacchini ... da qui deriva il termine animali da cortile.

 

Vicino all'aia c’era il pozzo da cui si attingeva l'acqua della sorgente, per far fronte ai bisogni della famiglia e degli animali. Sempre nei paraggi della colonica vi erano il frutteto e l'orto dove il contadino coltivava insalate, carciofi, finocchi, cipolle, zucchini e pomodori che servivano ai bisogni della famiglia. Questa tradizione agricola è stata tramandata fino ad oggi ed ancora oggi la Toscana è uno dei luoghi in cui i prodotti ortofrutticoli sono coltivati ed utilizzati nelle ricette tradizionali e possono essere gustati  nelle molte trattorie e ristoranti che si trovano in tutta il territorio.

 

Non era raro che un colono oltre a coltivare i campi e curare gli animali, producendo latte e formaggi, avesse arnie, molte ricavate da tronchi cavi di alberi, per l’allevamento di api.

 

La casa colonica si raggiungeva, spesso, percorrendo, dalla strada principale, strade campestri. Oggi queste strade, comunemente chiamate “strade bianche” a causa del tipico colore del selciato, sono una caratteristica tipica del paesaggio della campagna toscana. Queste strade ancora oggi disegnano la campagna e spesso sono costeggiate da filari di cipressi e piante di gelso.

 

La tradizione di piantare i gelsi lungo le strade e vicino alle case coloniche è antica e risale al  XIX secolo quando in  Toscana vi era una fiorente industria della seta – il baco da seta infatti si ciba di foglie di gelso -  ed il Granduca promulgò una legge in base alla quale ogni podere doveva avere almeno 4 gelsi.

 

La cultura dei bachi da seta serviva per dare una ulteriore fonte di reddito ai coloni, tuttavia la bachicoltura in Toscana ebbe termine intorno a gli anni Trenta.

 

Oggi molte case contadine in Toscana sono state trasformate in agriturismo, bed and breakfast, appartamenti per vacanze e residence di campagna e vengono affittate ai turisti che desiderano trascorrere una vacanza immersi nella campagna toscana, respirando e vivendo le atmosfere delle antiche case coloniche e magari  visitare le vicine città d’arte.

Bandiere e stemmi della Toscana dall’avvento dei Medici in poi