Ogni famiglia contadina era un microcosmo nel quale ogni persona, e di persone ce n'erano tante, aveva il suo ruolo ed i suoi compiti specifici che variavano in base all'età, quindi all'esperienza ed alla capacità di ciascuno. Ognuno dava il meglio di se stesso, con la massima naturalità era attribuito il suo compito.

 

Il termine "bifolco" viene usato impropriamente come appellativo che si attribuisce a qualcuno per definirlo grezzo, persona dai modi e dagli atteggiamenti rudi.

 

Chi è allora il "bifolco"? Il vocabolario Zingarelli, attribuisce a questo vocabolo il seguente significato: "Chi ara la terra - uomo grossolano, grezzo".

 

Il "bifolco" era la persona che arava la terra con le bestie da lavoro, (i buoi o le vacche), ma non arava la terra e basta, si occupava del bestiame da lavoro, lo accudiva e lo impiegava per tutti i lavori di aratura, di trasporto, di semina, insomma era il moderno trattorista (... si pensi che i trattori di oggi lavorano per mezzo di sofisticati computer di bordo che l'uomo deve assolutamente saper comandare e gestire!)

 

Fino ai primi anni sessanta i trattori non erano molto diffusi ed in campagna i contadini facevano quasi tutto con le bestie. Il "bifolco" era un personaggio in grado di stabilire con le bestie da lavoro un rapporto particolare, riusciva a fargli fare tutto quello che riteneva opportuno, era insomma un bravo domatore in quanto le abituava ad eseguire i suoi comandi, le bestie percepivano la sua presenza e bastava un suo cenno per tornare a posto.

 

"Provi, l'uomo colto e altezzoso a guidare le bestie da tiro o condurre per il lavoro un trattore moderno ... poi probabilmente dovrà tornarsene a studiare all'Università"

Bandiere e stemmi della Toscana dall’avvento dei Medici in poi