Realtà conservate tra boschi e colline

Vertine
Vertine

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Castello di Vertine

 

Il borgo medievale di Vertine si trova  su un colle di 357 metri sopra Gaiole in Chianti. Da Firenze si può raggiungere velocemente lasciando la A1 all’uscita Valdarno e seguendo da Montevarchi le indicazioni per Cavriglia-Gaiole. Dopo circa venti chilometri, e dopo esser passati sotto ai resti del Castello di Montegrossi, troveremo il bivio che ci porterà fin sotto le mura di Vertine.

 

Cenni storici - Un castello che esisteva nel 978

 

Il castello, o meglio il “borgo murato”, di Vertine sorge alla estrema propaggine nord-orientale del Chianti, a ridosso di una serie di rilievi, detti Monti del Chianti, che costituiscono lo spartiacque con il Valdarno Superiore. Questa zona è particolarmente ricca di castelli in quanto corrisponde al territorio della medievale Lega del Chianti, baluardo Fiorentino ai confini con il territorio di Siena.

 

A un documento privato del dicembre 1013 risale la prima testimonianza sicura sul castello di Vertine.

 

Nel 1049 la chiesa, poi monastero, di San Lorenzo a Coltibuono riceveva in dono una parte del castello e della torre di Vertine, e beni fondiari nella circoscrizione castrense. Possedimenti di famiglie diverse in Vertine e nel suo territorio sono documentati nelle carte di Coltibuono dei secoli XI e XII.

 

Nel 1202 si ha il primo accenno positivo all’insediamento in Vertine dei Ricasoli, che ne sarebbero stati poi signori sino in epoca moderna.

 

Esponenti della famiglia compirono in Vertine, nel 1312 e poi ancora nel 1351, atti di violenza e di ribellione all’autorità della Repubblica fiorentina. Ricondotto nell’ambito della sovranità fiorentina, senza peraltro venisse diminuita l’autorità signorile della famiglia, il castello di Vertine sarebbe stato all’epoca delle guerre aragonesi (1452-1483) una delle residenze principali dei Ricasoli, allora commissari nel Chianti per la Repubblica, e un centro strategico di importanza primaria.

 

Lavori di restauro alle mura e alle porte di Vertine furono fatti verso la metà del ‘500.

 

Il castello, di forma approssimativamente ovale, conserva ancora quasi tutte le costruzioni originarie, disposte attorno ad un anello interno di strade e di slarghi, oltre a molti resti delle fortificazioni.

 

Anzitutto il bellissimo torrione accanto alla porta d’accesso, che era forse l’unica; esso, che ha subito recentemente un restauro integrativo, è costruito in accurato filarotto di alberese e presenta a ciascun piano, sui tre lati esterni, belle finestre ad arco, nelle quali conci di arenaria scura sono alternati con altri di alberese; sul lato interno, oltre ad una finestrina ad arco simile a quelle degli altri lati, ed altre due finestrine, una ad arco ribassato, l’altra rettangolare, ma svasata verso l’esterno, conserva una bella porta con stipiti in arenaria, in cui gli ultimi due conci, foggiati a mensola concava, sorreggono un architrave in alberese, sulla quale poi si appoggia un arco acuto ancora in arenaria.

 

Delle mura restano poi altri tratti: verso Nord-Ovest, dove in parte è stata ricostruita una fila di case e rimane anche una torre semicircolare, con una feritoia ed archibugiera alla base, e verso Sud-Est, dove, al di sotto delle case più esterne, se ne vede ancora un lungo tratto a scarpa, estremamente mal ridotto.

 

http://www.lamiaterradisiena.it/Castelli/Vertine/castello%20vertine.htm 

 

La Fonte di Vertine: Un luogo della memoria (di Andrea Pagliantini)

 

Di quando non c’erano molte lavatrici e l’acqua non arrivava in tutte le case.

 

Non sto parlando di qualche secolo fa, ma solo di una trentina di anni indietro.

 

Il luogo in cui con le mezzine di rame i bambinotti andavano a prendere l’acqua fresca per le famiglie, le donne si mettevano sull’orlo della vasca a fare il bucato e la sera gli uomini si mettevano a bagnare gli orti che circondavano questa fonte.

 

Da molti anni il luogo era solo nella memoria, scomparso visivamente perchè sepolto da rovi e sterpaglia, si poteva solo sentire scrosciare il rumore dell’acqua se ci si metteva molto vicino e in silenzio.

 

Non è stato un lavoro massacrante e lungo, sono bastate appena tre ore per acciaccare la vegetazione e poi tirarla via con l’estirpatore.

 

Poi quando si è trovato l’acqua è iniziato a battere il cuore per l’emozione, ogni momento era buono per veder rispuntare le pietre che formavano la fonte pubblica, ripeto, pubblica che c’era una volta.

 

Poi si sono trovate le pietre e lavoro con le forbici per liberarle.

 

Adesso c’è la strada, è aperta e camminabile per chiunque, ancora non è percorribile con tacchi a spillo, ma piano piano si farà anche questa.

 

Si sono trovate delle bombolette di panna montata non deteriorate dal tempo nel mezzo della vegetazione, pagherei per sapere che ci inventavano con quella schiuma..

 

Tutta questa manovra non è che l’inizio di una ripulitura completa della zona.

 

Non ci sarà da guadagnarci niente, si lavora solo per il gusto del bello, di lunghe camminate e per il rispetto del luogo, una soddisfazione immensa forse ai più non comprensibile, ma di questo, certo non sarà da farcene un problema.

 

Da: http://andreapagliantini.simplicissimus.it/2009/05/06/ 

 

Aggiungo, traendo spunto dal paragrafo che era inserito nella presente descrizione: L’impegno e il lavoro di Andrea Pagliantini è servito per riaprire la strada della Fonte di Vertine e per far riemergere dal passato luoghi e spazi della memoria sepolti dalla non curanza e soprattutto dall’abbandono.

Alessio Undini 

Bandiere e stemmi della Toscana dall’avvento dei Medici in poi